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Libera Professionista: perché ho scelto la vita da freelance

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03 09 2020

Il grande salto: ecco perché ho scelto di essere una Professionista Libera

Eh lo so, questo titolo qui sopra (per la cronaca è l’H1) sembra proprio altisonante vero? Però devo confessarti una cosa: “Professionista Libera” mi piace davvero moltissimo, tanto quanto “freelance”. Penso mi rispecchi molto di più, perché sì, ho rinunciato a tante certezze ma la soddisfazione di fare ogni giorno la professione che amo… be’, non ha prezzo!

Sì, lo so che anche da dipendente si può fare il lavoro che si ama… se sei fortunato! Per me, diciamocela tutta, l’esordio lavorativo non è stato dei migliori. Ma non sto dicendo che sono stata sfortunata, anzi (le sfortune sono proprio altre)! Credo molto nel destino, nel karma e nel “doveva andare così”. Ma facciamo un passo indietro, altrimenti rischio solo di confondervi.

Perché dico che il mio esordio nel mondo del lavoro non è stato il massimo? Perché io e la parola “precariato” abbiamo proprio viaggiato a braccetto: tra collaborazioni retribuite molto sotto la soglia della decenza, mitologici contratti a tempo indeterminato tanto nominati quanto mai visti, colleghi che le parole “educazione” e “rispetto” neanche sul vocabolario le avevano mai lette e pseudo capi che trovandosi davanti un soggetto multipotenziale invece di valorizzarlo hanno pensato bene di sfruttarlo, devo dire di averne viste delle belle.

Eppure… io la stabilità lavorativa, la mia scrivania e il mio lavoro 9-18 dal lunedì al venerdì li volevo proprio. Li volevo talmente tanto che, per un periodo (durato circa un anno) mi sono anche convinta di poter ricominciare tutto da capo (è qui che ho incontrato i colleghi di cui sopra). Lasciatemelo dire: un periodo da incubo.

Così, a suon di schiaffoni sonori, ho imparato la prima vera lezione di vita: devi credere SEMPRE in quello che fai. Se hai scelto un percorso è perché, nella maggior parte dei casi, dentro di te hai sentito una vocina che ti diceva che quella era la strada giusta. E allora, alla faccia delle convenzioni sociali che dicono che l’unica strada è quella dell’indeterminato, ci devi credere!!

libera professionista

Cosa mi ha spinto a fare il grande salto

Un colloquio telefonico. Nemmeno di persona, telefonico. Era ottobre 2019, due giorni prima dei miei trent’anni e quando ancora non erano state comprese le potenzialità del digital. Fu una telefonata “informale” in cui però furono dette alcune cose che diedero particolarmente forma a un pensiero specifico.

“Sei una donna di trent’anni. Nessuno vorrà mai assumerti a tempo indeterminato per paura di una tua gravidanza e del tuo matrimonio.”

Mettiamola così: per certe cose Madre Natura mi ha dotata di una memoria infallibile. Magari mi scordo di mettermi le scarpe per uscire di casa (lo dico perché è capitato), ma le frasi importanti io non me le dimentico. E questa, a modo suo, è stata importantissima. In modo altamente negativo, ma lo è stata.

Competenze, capacità, propensione al lavoro duro, capacità di apprendimento elevata… Chissene frega. Io sono una donna quindi il mio scopo è solo quello di procreare e starmene in maternità. Della serie: benvenuti nel ventunesimo secolo! Dire che sono uscita scioccata da quella conversazione è poco!

Il mio punto di svolta

Il giorno dopo quella conversazione ho ricevuto una mail fondamentale dal compagno della mia mamma. Lui vive in Spagna da diversi anni e lì lavora come libero professionista. Quella mail ha rappresentato, per me, la sveglia che mi serviva (la tengo sempre nella mia agenda come portafortuna). In soldoni il succo è stato: hai tra le mani le competenze per poter realizzare tutti i tuoi sogni e i tuoi desideri, devi solo cambiare punto di vista.

Ed ecco la seconda grande lezione di vita: quello che è giusto per gli altri non necessariamente è giusto per te. Due lauree in scienze della comunicazione, più di quattro anni di esperienza nel settore e non avevo mai preso in considerazione l’idea di lavorare come libera professionista. Assurdo!

Essere libera professionista fa per me

Cosa ho fatto quindi? Riunione di famiglia e poi decisione: alla scadenza del contratto avrei aperto la partita iva. Tanto non è che avessi grande scelta. Il contratto a tempo indeterminato non sarebbe arrivato e io mi ero rotta le scatole di aspettare i comodi del mondo del lavoro.

Se mi avessero proposto l’indeterminato avrei preso la stessa decisione? Sarò sincera…non lo so! Ed ecco qui che il “doveva andare così” si rifà sotto. Con i “se” e con i “ma” non ci si fa nulla.

Ma perché dico che essere libera professionista fa per me? Perché ho guadagnato tanto. No, non a livello economico (quello arriverà), ma a livello emotivo. Non ho più paura della domenica sera, non odio più il lunedì (ma solo il mercoledì, e questo è un passo avanti!), mi siedo al pc e sono motivata perché sto costruendo qualcosa di nuovo e, soprattutto, di mio.

Non ti dirò “sono il capo di me stessa” o “lavoro dove e quando voglio” o “gestisco il mio tempo come credo” perché io della gestione del tempo da freelance non ci ho capito proprio niente. Però, ti dico che nonostante lavori più di dieci ore al giorno, spesso anche nel weekend (no, non è il modo corretto di gestire il tempo questo) e sia inchiodata a questa scrivania, io mi sento libera. Sono libera di esprimere il mio talento, di far prendere al mio business la strada che più desidero e di costruire una professionalità cucita su di me.

E quando le persone mi guardano e mi dicono “sì, però non hai certezze” io sorrido.

Tempo fa, la cara Giulia Amoruso, alias Juice For Breakfast (qui potete curiosare nella sua Characters Factory), in un bellissimo post sul suo profilo Instagram, che vi consiglio di andare a leggere, rispondeva alla domanda che spesso ci viene fatta: “come ci sente a non avere nulla?”.

Anche io voglio dire la mia: “nulla”, amica mia, è un concetto relativo. C’è stato un periodo in cui ho avuto tutto: stipendio fisso, buoni pasto, weekend libero, malattia pagata, ferie pagate… Eppure mi sentivo in trappola. Avevo un punto di vista diverso eppure non lo sapevo.

Tutto questo per dirti cosa? Io non se sei una dipendente felice, una freelance appagata oppure se tu sia insoddisfatta. So però che, forse, hai un progetto in mente (che sia di business o pura passione): dedicatici, curalo e amalo ma, soprattutto, tiralo fuori da quel cassetto! E ricordati…se non sai come fare, io sono qui per te!

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